L’Idraulica della Partecipazione

6 novembre 2017

Esistono due sentimenti contrastanti all’interno del mondo open* (e mi si permetta di estendere il concetto oltre al solo -source). Da una parte: la community è in declino, se non addirittura già morta, non c’è partecipazione attiva e le nuove generazione – che pure dovrebbero essere le più interessate, essendo le più coinvolte – sembrano insofferenti nei confronti delle tematiche proposte. Dall’altra parte: è assolutamente necessario raggiungere il pubblico di massa, divulgare, promuovere, spiegare, ed arginare la dilagante ignoranza ed inconsapevolezza.

Eppure…

Se è vero che i Linux User Group stanno via via sparendo – e ben lo posso testimoniare, osservando direttamente le modifiche sulla LugMap e l’andamento del Linux Day nazionale – è altrettanto vero che essi hanno gemmato innumerevoli altre realtà locali. Se quindici anni fa un LUG bastava a tenere insieme, nel bene e nel male, le persone residenti nella stessa città con interessi diversi purché vagamente attinenti al mondo digitale, oggi ci sono FabLab, CoderDojo, e un numero enorme di “meetup” spesso estremamente settoriali (quasi tutti attinenti a tecnologie opensource. Qui quelli di Milano, qua di Torino). Per non parlare dei tanti altri che raramente si fanno vedere – vuoi per timidezza, vuoi perché geograficamente isolati nella profonda provincia italiana di cui spesso ci si dimentica ma che ospita gran parte della popolazione – eppure ci sono. Solo nell’ultimo mese sulla Wikipedia italiana 8000 diversi utenti hanno contribuito. Alla mailing list di Spaghetti Open Data, principale community italiana dedicata agli opendata, sono iscritte 1300 persone. L’account Twitter @Linux_Italia conta 4400 followers, più della somma – comunque non corretta, essendo i due insieme in gran parte sovrapposti – di quelli di @ItaLinuxSociety e @LibreItalia (che a fasi alterne si contendono il titolo di “più grande associazione italiana dedicata al software libero”). Certo non sono il milione e ottocentomila follower di @Fedez, ma sono più degli italiani che hanno sottoscritto il recente appello europeo di FSFE per il software libero nella pubblica amministrazione (14000 firme in tutta Europa).

La balcanizzazione della community open* ha frammentato il bacino di persone coinvolte: il totale aritmetico lentamente cresce, ma ogni compartimento non sa quel che fa l’altro e ciascuno si strugge per ottenere un briciolo di attenzione o addirittura di partecipazione. Che spesso va a discapito degli altri, e a danno degli obiettivi comuni (o che almeno “comuni” sono in teoria). Attenzione e partecipazione vengono drenate in mille rivoli, ciascuno troppo piccolo per risultare autorevole e “appealing” per gran parte dei potenziali nuovi volontari, i quali o lasciano perdere o a loro volta lanciano la loro propria iniziativa. Scavando il loro proprio ennesimo rivolo, ed aumentando il grado di erosione complessivo.

Forse prima di pretendere di raggiungere il pubblico di massa – e magari far cambiare idea a quello che fa la coda all’Apple Store per il privilegio di poter spendere 1000 euro di iPhone, e poter orgogliosamente attaccare l’adesivo con la mela sull’auto – dovremmo provare a raggiungere noi stessi. Raggiungere chi già conosce questi temi, ne è incuriosito ed affascinato, e fare in modo di renderlo attivo e partecipe. Per poter scalare in modo progressivo, fare sistema e dirigere insieme gli sforzi.

Ognuno porta l’acqua al suo mulino. I mulini si moltiplicano, ed il fiume si prosciuga. Ad un certo punto, serve una diga.

4 Risposte to “L’Idraulica della Partecipazione”


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  4. […] ad oggi più o meno tutti coloro che potevano essere raggiunti sono stati raggiunti, e dopotutto la community nel suo complesso non sta così tanto male. Giunti a questo punto, è inutile voler a tutti i costi coinvolgere anche la casalinga di Voghera […]


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