L’Anno Nuovo

12 febbraio 2024

Un altro anno al FOSDEM di Bruxelles, un altro post di commento e sintesi della maggiore conferenza europea dedicata al software libero e open source.

Ahimé, ho incrociato molti meno amici italiani del solito. Non perché non fossero presenti, ma probabilmente perché ho frequentato meno le aree dedicate agli stand (presso cui molti dei suddetti sono impegnati, contrariamente a me che al FOSDEM sono un mero turista), e – rispetto alla media – ho seguito un numero maggiore di talk. Con i classici alti e bassi che caratterizzano il vasto, e per questo eterogeneo, programma della manifestazione.

Il necessario intervento sullo stato del vituperato Cyber Resilience Act – la norma europea rivolta alla cyber sicurezza, che nel corso dello scorso anno ha suscitato scalpore e panico in virtù della sua drastica definizione sulla responsabilità legale del software, incompatibile col modello collaborativo che tutti noi amiamo – è stato utile per sedare gli animi e anticipare le numerose eccezioni che sono state appositamente introdotte nel testo (qui l’ultima versione disponibile al momento) per annullare o almeno minimizzare l’impatto di questa direttiva sulle dinamiche proprie dello sviluppo open. Per quanto qualcuno consideri ancora imperfetto tale testo – del resto la politica è fatta di compromessi, ed è oggettivamente impossibile fare sempre contenti tutti – personalmente considero questa intera vicenda un traguardo, sia per il ruolo di lobby esercitato dal Movimento Open nel suo complesso (che, a dispetto del sentore comune, trova tra i suoi rappresentanti non solo developers scappati di casa ma anche soggetti organizzati e strutturati che tutelano interessi economici, politici e sociali comuni), sia per l’ennesimo riconoscimento istituzionale nei confronti della realtà del modello open source, che pur non aderendo ai canoni classici della produzione industriale detiene oramai un peso che non può essere ignorato in sede di regolamentazione e necessita di sue proprie specifiche.

Un po’ per caso ho assistito a questo talk, all’apparenza banale ma di cui ho apprezzato l’intento di introdurre una narrazione meno romantica e più pragmatica del cosiddetto “cloud”: non già una tecnologia, e dunque un progresso ed una innovazione, bensì un modello commerciale fondato sull’affitto a breve termine delle risorse digitali. Poche parole, chiare ed asciutte, sufficienti a ridimensionare il fenomeno tecnologico dell’ultimo decennio alla sua effettiva essenza: talvolta può essere utile, talvolta no, certamente non va adottato ciecamente sulla base di una necessaria, inevitabile ed ineluttabile “modernità”. Chi legge con una certa frequenza questo mio blog dovrebbe aver assimilato il fatto che le parole sono importanti.

Sono stato piacevolmente sorpreso nel trovare una devroom interamente dedicata al mondo delle mail, uno strumento che nel 2024 viene spesso ignorato in favore di più moderne piattaforme e più avvincenti protocolli di comunicazione ma che, volenti o nolenti, resta un canale universale, l’unico che riesce a raggiungere tutti e l’unico genuinamente “federato”. Come è stato detto da uno dei relatori “Email is your personal API”, e a tal proposito sono lieto che il tema dei dati strutturati nelle mail sia attivamente sviluppato al fine di elevare il potenziale e l’integrazione di tale strumento per estrapolarne la incredibile mole di informazioni personali che vi transitano.

Deliberatamente ho evitato i talk a proposito di Artificial Intelligence – tema che francamente mi scalda poco, mancando i casi d’uso reali che vadano oltre il ludico – e ho saltato i seppur numerosi talk sulla sostenibilità economica dell’open source – argomento giustamente reiterato, ma che raramente viene oramai affrontato in un modo che non sia scontato. L’eccezione che mi sento di nominare è questo intervento relativo al rapporto tra la community Drupal ed il mercato enterprise, che fornisce qualche spunto interessante.

Una nota negativa: ho avuto l’impressione che quest’anno ci fossero meno volontari coinvolti nella complessa macchina logistica del FOSDEM. Sono incappato in diverse devroom senza assistenti e presentatori, ho visto circolare meno “magliette gialle” (che identificano appunto lo staff), e tra i suddetti amici italiani impegnati presso gli stand promozionali almeno uno ha segnalato una minore presenza di aiutanti e supervisori che dessero una mano a tenere tutto in ordine. Potrebbe essere solo una suggestione – del resto, dall’apposita pagina web si evince che quasi tutti i ruoli sono stati coperti con successo – oppure una sbavatura organizzativa, ma ci presterò maggiore attenzione il prossimo anno.

Da qualche anno, con l’amico che mi accompagna ogni anno, scherziamo sul fatto che il FOSDEM rappresenta il reale inizio dell’anno, differito di un mese rispetto al calendario comune. Perché è in questa sede che formuliamo i buoni propositi per i mesi successivi, in termini di progetti da realizzare, strumenti da adottare, collaborazioni da perpetrare, argomenti da approfondire. E anche in questa occasione sono tornato a casa con molti spunti, qualche idea, diverse speranze, ed il pieno di buona volontà.

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