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Il Mezzo e lo Scopo

7 marzo 2015

Qualche giorno fa è circolata una notizia che per certi versi mi aspettavo sarebbe prima o poi giunta, in una qualche forma: Stallman all’attacco di LLVM, progetto (libero e opensource, chiaramente) finalizzato all’implementazione di un nuovo compilatore universale (in verità è un pochino più complesso, ma accontentatevi qui di questa approssimazione) alternativo su molti fronti al popolare GCC, che è ad oggi lo strumento di riferimento per l’intera comunità linuxara. Nonché componente fondamentale dell’ambiente GNU, l’unico – insieme probabilmente a libc – che giustifica l’esistenza dello stesso.

Da qui si può iniziare a desumere la difficile posizione del povero RMS: se GCC perde la sua posizione di rilievo, e viene rimpiazzato con altro, a cosa ci si potrà più appellare per conservare almeno la dicitura “GNU/Linux”, ultima vestigia di un epico progetto che certamente ha prodotto tanto (…) ma che in 30 anni non è mai riuscito neppure a lambire le ambizioni iniziali?

Eppure, ragionandoci, penso sia legittimo ribaltare il quesito ed invece chiedersi: se lo scopo di tutto questo, del movimento freesoftware e della Free Software Foundation e dei LUG e degli sviluppatori di software libero e di tutto quanto, è la tutela, la preservazione, l’estensione della libertà degli utenti, perché mai tanto attaccamento nei confronti di un singolo progetto, GNU, nel mare magnum di codice libero già in circolazione, di altri progetti più o meno articolati esistenti, e di tutti gli altri obiettivi ancora da raggiungere necessari per perseguire il suddetto scopo?

Una risposta emerge approfondendo appunto la vicenda di LLVM. E non è quella che avrei voluto.

Ripercorrendo il thread in cui si svolge la discussione in oggetto, inizia a saltar fuori fin da principio un “It looks like there is a systematic effort to attack GNU packages“. Dichiarazione che, se rapportata all’innocente proposito che ha fatto scattare l’intera diatriba (ovvero quello di integrare il debugger LLDB in Emacs, polivalente editor per nerd con la passione per il pianoforte, anch’esso parte di GNU) si può interpretare come una presa di posizione – spropositata ed eccesiva – nei confronti di tutto ciò che non è GNU – pur essendo, ricordiamolo, software libero. Interpretazione che si rivela fondata leggendoNeither Windows nor MacOS was intended to push major GNU packages out of use.  What I see here appears possibly to be exactly that“. E che viene definitivamente confermata quando, in risposta alla segnalazione di come lo sviluppo di LLDB – e di tutta la struttura LLVM – sia più rapido ed efficiente rispetto a quello della “concorrente” toolchain GNU, emergeYou seem to be arguing that we should indeed regard LLDB as a threat“.

Sia ben chiaro: è naturale e anzi ovvio che i responsabili del progetto GNU vogliano tutelare il buon nome, la reputazione e la posizione di rilievo della propria opera. Chiunque sarebbe parimenti turbato ed infastidito dalla prospettiva di perdere la propria importanza nel contesto di riferimento, e nessuno può biasimare questo sentimento. Ma quel che mi tange è leggere tali sopra citate frasi scritte e pubblicate dal fondatore e massimo esponente del movimento freesoftware, paladino indiscusso ed indiscutibile dei diritti digitali, spirito guida incorrotto ed incorruttibile dei numerosi attivisti che portano il suo verbo ai quattro angoli del globo. E, si suppone, entità super-partes il cui unico scopo sia la tutela, la preservazione, l’estensione della libertà degli utenti.

Pare che “qualcuno” veda in GNU l’unico ed il solo progetto il cui percorso sia tale, e dunque l’unico ed il solo a meritare supporto, sostegno e promozione. Forse questo “qualcuno”, troppo preso con lo sviluppo del proprio stesso codice standosene chiuso in uno scantinato, si è perso gli ultimi trent’anni di eventi: il ruolo della ora vitupera Mozilla ci ha consegnato una Internet fondata su standard e formati aperti (e dunque a misura di software libero); la comunità prima OpenOffice e poi LibreOffice ha mantenuto e mantiene uno strumento vitale ed essenziale senza il quale la migrazione di imprese e pubbliche amministrazioni sarebbe nel migliore dei casi una vaneggiante utopia; la sempre contestata Canonical ha permesso a milioni di persone di scoprire, installare ed usare un sistema operativo certo non completamente ma in larga misura freesoftware… Ma questi non contano niente, come non conta niente un moderno ed evoluto compilatore più efficiente e veloce dell’esistente, che anzi è un “attacco” ed una “minaccia” da aggirare.

Notoriamente non ho mai accolto in modo favorevole gli inviti ad usare la dicitura “GNU/Linux”. Per una questione soprattutto di principio: nel momento in cui l’intero movimento freesoftware, con tutte le sue implicazioni culturali, langue e perde sempre più terreno nei confronti degli “antagonisti” (o anche solo nei confronti del suo alter-ego, il movimento opensource), cincischiare su tre lettere in più o in meno non è mai stata una delle mie priorità né godo nel constatare che si tratti della priorità di qualcuno (il quale potrebbe invece investire il suo tempo in modo molto più utile per tutti). Ma alla luce del fatto che GNU non intende essere solo un componente importante del mondo freesoftware, bensì l’unico componente – fosse anche a discapito di strumenti altrettanto liberi e tecnicamente superiori, dunque più utili a facilitare la penetrazione del software libero -, non posso far altro che iniziare a considerare l’eventualità di assumere una posizione critica nei confronti del progetto stesso. O quantomeno di chi ne detta la direzione, ne definisce gli intenti, ed agisce in ogni modo per dare a GNU quel peso e quella rilevanza che – forse – non ha.

E per te, caro amico lettore, GNU è il mezzo o il fine?